Roberto Jonghi Lavarini
ha 40 anni, è felicemente sposato con Veronica ed ha due figlie di 11 e 6 anni,
Beatrice e Ludovica. Laureato in Scienze Politiche alla Università Statale di
Milano, lavora come consulente immobiliare (compravendita e ristrutturazioni)
nella società di famiglia ed è iscritto a diverse associazioni di categoria.
Cristiano Cattolico praticante, fedele alla Tradizione, è Cavaliere dell’Ordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro e Volontario del Corpo Italiano di Soccorso del
Sovrano Militare Ordine di Malta. Appassionato di storia, cultura, araldica,
tradizioni religiose e popolari, enogastronomia e sagre paesane, è molto legato
alle radici ed alla identità Walser (tedesco-vallese) della propria famiglia e
fa parte del gruppo folkloristico del suo paese di origine, Ornavasso. Da
sempre coerente militante di destra, è stato: Segretario del Fronte della
Gioventù di Milano, Dirigente Provinciale del Movimento Sociale Italiano,
Dirigente Regionale di Alleanza Nazionale e della Fiamma Tricolore della
Lombardia, Consigliere Circoscrizionale e Presidente della Zona Porta Venezia,
per due volte candidato alla Camera dei Deputati come Indipendente ne La
Destra. Attualmente, per scelta, non ricopre alcuna carica politica e non è
iscritto a nessun partito ma collabora con svariate associazioni culturali e
testate giornalistiche, partecipando a diverse trasmissioni televisive come
opinionista. http://www.robertojonghi.it/
Antica famiglia Walser
(tedesco-vallese) della Vall d’Ossola, gli Jonghi Lavarini sono i legittimi
discendenti dei nobili carolingi Crussnall primi signori feudali di Ornavasso,
poi trasferitisi in Svizzera. Il Capostipite di questa importante Sippe
germanica, storicamente presente in tutte le valli del Monte Rosa, è Jocellino
I von Urnavas, citato nel 1275 come Visdomino di Naters. Da suo nipote
Jocellino II “Jung” (il giovane), discendono appunto gli Jonghi von Urnavas che
furono fra i promotori della colonizzazione walser delle Alpi, spingendosi,
oltre il passo del Sempione, fino a fondovalle, a Casaleccio, Ornavasso e
Migiandone, rivendicando la titolarità su quelle terre. Nel 1486, il
Vescovo di Sion, Iodico von Syllinen, Signore del Vallese e Principe del Sacro
Romano Impero, rivendicando il legittimo dominio su quelle terre, nominò, suo
Curatore, il Ritter (Cavaliere) Theodorus Jongh, riconoscendolo erede dei primi
signori di Ornavasso (poi trasferitisi nel Vallese) con lo spettante
titolo di Freiherr von Urnavas. Già nel 1495, però, il Ducato di Milano ed i Visconti
rientrarono definitivamente in possesso della Baronia di Ornavasso,
accordandosi con le “locali genti alemanne” (Walser), alle quali venne
concessa una larga autonomia. Da allora i “todeschi Jonghi di Urnavas”
sono sempre citati negli eventi storici della valle. In particolare, nel
1575, Pietro ed Angelino Jonghi, partecipano alla costituzione degli Statuti di
Ornavasso in quanto “cardenzari et uomini particolari di detto luoco”.
Nel 1605, gli Jungen Urnavas sono citati nel “Wappenbuch des Heligen Romischen
Reichs” (registro degli stemmi del Sacro Romano Impero). Nel corso dei secoli
possedettero molte terre agricole, pascoli, boschi, cave di marmo e palazzi
signorili (ancora esistenti come quelli di Ornavasso, Vogogna e Piedimulera),
imparentandosi con le più importanti famiglie del Verbano-Cusio-Ossola. Dal
1738 gli Jonghi furono sempre presenti nel Consiglio Generale dell’Ossola come
Patriziato Aggregato. Nel 1900, S.M. Re Umberto I concesse al Nob.Cav.Ing.
Cesare Jonghi di aggiungere al proprio cognome ed al proprio stemma anche
quelli materni dei nobili Lavarini (famiglia di remota origine veneta, di
medici ed impresari, decurioni e sindaci, citata fin dal 1575). http://www.genmarenostrum.com/pagine-lettere/letteraj/jonghilavarini.htm
Intervistiamo Roberto
Jonghi Lavarini (41 anni, noto esponente della destra milanese,
opinionista radio televisivo, ex dirigente del MSI e di AN, già presidente
della zona Porta Venezia): uno "politicamente scorretto e senza tanti
peli sulla lingua". D (domanda) – R (risposta) D - Ti
abbiamo sentito alla Zanzara sotto il fuoco incrociato di Cruciani e Parenzo… R
- Si, è un bel ring anche se alla radio è impossibile spiegare bene i concetti,
difendersi e replicare. Mi dispiace solo essere stato obbligato a parlare solo
del passato e non del presente, tantomeno del futuro. Comunque, sia chiaro: non
mi vergogno affatto delle mie idee e non ho certo paura di esprimerle
liberamente. Io non rinnego nulla e non mi tiro indietro davanti ad una sfida.
Il mio giudizio storico sul Fascismo e Mussolini rimane assolutamente positivo.
Anzi, a dirla tutta, di fronte alla attuale crisi dell’occidente, causata dalle
speculazioni della plutocrazia internazionale, incomincio anche a capire ed a
rivalutare certe scelte politiche ed economiche della Germania
Nazional-Socialista. La storia del secolo scorso è tutta da riscrivere... D
- Ti abbiamo anche letto sui giornali parlare di Grillini e Lepenisti… R
- Ho semplicemente riportato dei fatti assolutamente noti: Marine Le Pen, in
vista delle prossime elezioni europee del 2014, vuole giustamente costituire un
fronte europeo dei popoli e delle nazioni, e, attraverso tutta una serie di
contatti ed incontri, cerca degli
interlocutori affidabili anche in Italia. Mi hanno però assicurato, dalla sua
segreteria politica, che non vi è e non vi sarà
mai alcun accordo con il Movimento 5 Stelle. Ad oggi, quindi, gli unici
referenti ufficiali del Front National francese, rimangono solo la Fiamma
Tricolore e La Destra che, non a caso, hanno ripreso ed accelerato il processo
di riunificazione della destra sociale italiana. D - Infatti, sabato
sarai a Roma alla rifondazione di AN lanciata da Storace… R - Quella di
riesumare la vecchia Alleanza Nazionale è evidentemente solo una
provocazione politica, rivolta soprattutto agli amministratori della omonima
fondazione (che gestisce il patrimonio del MSI) ed ai Fratelli d’Italia:
l’obbiettivo è, finalmente, quello di riunire, rinnovare e rilanciare la destra
italiana, partendo dall’appello lanciato, a suo tempo, da Marcello Veneziani e
dal progetto Itaca. Urge un nuovo
movimento anti-mondialista che difenda veramente l’identità, la sovranità, i
sacrosanti interessi del nostro popolo e della nostra nazione. Bisogna fare
massa critica, voltare pagina, chiudere con vecchi rancori e polemiche. Su
questa strada obbligata (non solo dallo sbarramento elettorale del 4%), i
nostri primi e naturali interlocutori non possono che essere gli amici di
Officina per l’Italia. D - Veniamo a Milano, quale è il tuo commento sul
Far West di Quarto Oggiaro? R - Conosco bene quel quartiere difficile e,
durante la campagne elettorali, in mezzo a centinaia di cittadini assolutamente
perbene, ho incrociato anche diversi pregiudicati, alcuni dei quali cercavano
veramente di cambiare vita ma non è facile. Lo stato deve fare sentire tutta la
sua autorità ed autorevolezza, innanzitutto dando risposte concrete (case
popolari, asili nido, spazi per i giovani, sussidi per gli anziani, istruzione
e supporto al mondo del lavoro) e secondariamente con una presenza costante e
visibile delle forze di polizia. Per sradicare la criminalità ed il degrado,
servono “il bastone e la carota”, ovvero legge ed ordine (anche “il pugno di
ferro” quando serve) ma insieme a giustizia sociale. Ma in quella zona, è
giusto ricordare che ci sono anche tanti esempi positivi: parrocchie, centri
sportivi, associazioni culturali e di volontariato e tanta solidarietà. D -
Quale è il tuo giudizio sui governi locali di Pisapia, Podestà e Maroni? R - Quello sulla giunta rossa del
radical-chic Pisapia è assolutamente pessimo: ha diminuito fortemente la
sicurezza ed il benessere dei milanesi, tartassato famiglie e commercianti,
abbandonato le periferie, difeso solo zingari e leonkavallini, riempito di
consulenze e soldi pubblici i propri compagni di merende. La giunta provinciale
ha lavorato benino ma, contando veramente poco, non se ne è accorto nessuno. E
dalla Regione Lombardia, dopo tutte le incoraggianti promesse elettorali di
cambiamento di Maroni e della sua lista civica, sinceramente, mi sarei
aspettato di più, ma è ancora presto per giudicare, diamogli ancora qualche mese.
La verità è che in questa crisi sistemica della democrazia, i partiti e le
assemblee elettive contano sempre meno e la classe dirigente selezionata è
sempre più mediocre e meno autonoma. Bisogna tornare alla grande e buona
Politica, fatta con disinteresse e passione, per la propria comunità, ognuno
con le proprie idee. D - Ma quali sono le tue proposte concrete per
uscire da questa grave crisi sociale? R – Grazie della domanda,
finalmente parliamo di cose concrete! Le famiglie e le imprese italiane sono
soffocate dalle tasse e dalla burocrazia, non si riesce più a lavorare e, in
certi casi, nemmeno a sopravvivere. E per abbassare questa vessatoria e
insopportabile pressione fiscale, oltre a fare tagli (e di carrozzoni inutili e
sprechi ce ne sono ancora tantissimi), bisogna rivoluzionare il sistema
economico dello stato, rivedere i trattati europei, riprenderci la nostra piena
sovranità monetaria, nazionalizzare la Banca
d’Italia, vietare e punire severamente le infami speculazioni dell’alta
finanza privata internazionale che sono la principale causa di questa crisi. D
- Ora arriva il giochino del botta e risposta. Ad ogni nome che faccio voglio
un definizione sintetica o un tuo commento veloce. D - Erich Priebke: R
- Un soldato tedesco che ha ubbidito ad ordini superiori. Pace all’anima sua. D
- Papa Francesco: R - Simpatico, comunicativo, nazionalpopolare ma io
preferivo Benedetto XVI. D - Silvio Berlusconi: R - Un sincero
anticomunista. Un grande uomo, con più pregi che difetti. D - Alba
Dorata: R - Onore ai due giovani patrioti greci ammazzati dai sicari del
mondialismo. D - Primavera Araba: R - Una tragedia. Io difendo i
cristiani perseguitati ed in Siria sostengo Assad. http://destrapermilano.blogspot.it/2013/11/intervista-roberto-jonghi-lavarini-7.html
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