Associazione Culturale Aristocrazia Europea

lunedì 24 settembre 2012

Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro: autentico spirito cavalleresco ed aristocratico a sostegno della Fede, della Tradizione e della Solidarietà.



Il Delegato Regionale ed Il Priore degli Ordini Dinastici della Real Casa Savoia della Lombardia, Sua Eccellenza Cav. di Gran Croce Principe Don Alberto Giovane ed il Molto Reverendo Cav.Uff. Don Simone Rolandi, insieme al vice delegato Cav.Gr.Cr. Stefano Di Martino ed al Vicario di Milano, Conte Cav.Uff. Don Giancarlo Melzi d’Eril dei Duchi di Lodi, Vi invitano a partecipare alle prossime due iniziative dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro: alla Santa Messa Solenne per celebrare la Solennità del nostro Patrono San Maurizio Martire (Venerdì 28 settembre, alle ore 18.00, presso la Chiesa di Sant’Alessandro in Zebedia a Milano) ed al Galà Benefico a sostegno delle opere assistenziali e caritatevoli dell’ordine (Domenica 14 ottobre, alle ore 20.30, prezzo Palazzo Cusani in Brera). Info: lombardia@ordinidinasticicasasavoia.it








Le Loro Altezze Reali Vittorio Emanuele e Marina, Principi di Napoli e Duchi di Savoia, e le Loro Altezze Reali Emanuele Filiberto e Clotilde, Principi di Venezia.



venerdì 21 settembre 2012

Libreria RITTER di Milano: Cultura, Storia e Tradizione.



Chi siamo: una Libreria specializzata in Storia Militare, Tradizione e Tradizioni, Fascismo e Nazionalsocialismo, Armi e Forze Speciali, Neofascismo, Ultras, Musica Alternativa ed Etnonazionalismo.

Abbiamo costituito la Casa Editrice Ritter s.a.s. l’8 ottobre 1998 con l’intenzione di editare libri (nuovi e ristampe) sulle Forze Armate tedesche, argomento del quale il mercato era allora carente. Proveniamo da differenti esperienze lavorative nel campo dell’editoria e della diffusione libraria, chi da un’esperienza durata sette anni nella “Libreria Militare” di Milano, chi da un’esperienza durata ben 25 anni nella libreria “La Bottega del Fantastico”, sempre a Milano, e nelle “Edizioni Barbarossa”. Cominciando a proporre direttamente alle librerie le nostre edizioni, ci siamo fatti carico della distribuzione di un limitato numero di case editrici amiche (Edizioni Barbarossa, Novantico, Settimo Sigillo).Gli anni intermedi sono stati caratterizzati da un ampliamento dell’attività editoriale alle tematiche inerenti la storia e le Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana, e da un costante incremento dell’attività distributiva, limitata comunque ancora all’editoria in lingua italiana.Il salto qualitativo avviene nel settembre 2005, quando cominciamo a curare la distribuzione in modo professionale e a tempo pieno. A partire da allora abbiamo incrementato costantemente il numero delle case editrici promosse, con particolare interesse alla diffusione dell’editoria specializzata in lingua straniera (inglese, americana, francese, tedesca, spagnola, polacca, ecc.), arrivando cosi al centinaio di editori attualmente distribuiti. Dal gennaio 2008 la nuova Ritter: Apertura dello spazio espositivo con i suoi 180 metri quadri in Via Maiocchi, 28 a Milano, così da poter fornire ai nostri clienti un servizio completo che va dalla normale reperibilità dei volumi in commercio (grande e piccola editoria classica, editoria specializzata, editoria e musica alternativa) alla ricerca di testi fuori commercio. Sito completamente rinnovato e partecipazione alle maggiori fiere specializzate (Militalia, EXA…).

Dove siamo Il nostro spazio RITTER è situato in Via Maiocchi, 28 angolo Viale Abruzzi a Milano. Mezzi di superficie: linea 92, 60; Tram 23, 33, 11 a circa 300 metri e a 500 metri la fermata di Lima (MM1. ORARI APERTURA E RECAPITI: Per il pubblico: dal Martedì al Sabato 10,00/13,00 - 15,00/19,30. In altri orari su appuntamento: Telefono 02-201310, Fax 02-29510499, Cellulare 333-3037133, Mail info@ritteredizioni.com - http://www.ritteredizioni.com/

giovedì 20 settembre 2012

COMUNICATO UFFICIALE



Il cosidetto "fronte della tradizione" era un gruppo spontaneo nato su facebook, con oltre seimila contatti, che è stato ingiustamente chiuso dai gestori del social network. Al gruppo aderivano decine di circoli ed associazioni culturali e politiche operanti in tutta Italia, che avevano nominato, simbolicamente, come loro rappresentante e portavoce il Camerata Comandante Principe Alexander Comneno di Bisanzio, Combattente Volontario come Ufficiale delle Waffen SS, morto questa estate a 97 anni. Avevamo anche caldeggiato l'idea di trasformare il gruppo spontaneo in movimento organizzato ma, ora, di comune accordo, abbiamo deciso, invece, che è meglio combattere la comune battaglia ideale, in maniera assolutamente autonoma, ognuno con le sue peculiarità ed esigenze. Il nome "Fronte della Tradizione" rimane utilizzato dalla Comunità Militante romana di Raido che è stata la prima a farne uso fin dal 1979, mentre il simbolo rimane di Franco Stefanizzi di Milano che lo ha realizzato e registrato. (20 settembre 2012, Otranto-Roma-Milano-Vienna).




Tradizioni e Tradizione.

 
 
Il conservatorismo tradizionalista, conosciuto anche come tradizionalismo, descrive una filosofia politica e culturale situata nell'alveo del Conservatorismo, che sottolinea la necessità - filosofica, etica e pratica - dei principi della Legge naturale e dell'ordine morale trascendente, della tradizione, dell'unità organica e gerarchica, della vita rurale, del classicismo e della cultura elevata, e della Fedeltà.[1] Alcuni tradizionalisti hanno abbracciato i termini di "Reazione" e di "Controrivoluzione", riferendosi alla decadenza della società provocata dall'Illuminismo. Poiché i conservatori tradizionalisti hanno una visione gerarchica della società, spesso, anche se non sempre - si pensi ai tradizionalisti dell'Antica Roma che sostenevano la res publica - essi difendono una struttura politica di tipo monarchico come l'assetto sociale più naturale e benefico. Non mancano però altri modelli governativi, come la citata repubblica aristocratica d'ispirazione romano- platonica e la Democrazia organica, sostenuta dal fascismo. Il Tradizionalismo - sebbene non si incarni in un preciso modello politico - è esistito dacché è cominciata la civiltà; la sua espressione contemporanea, tuttavia, si sviluppò nel XVIII secolo, soprattutto in risposta alla Guerra civile inglese e alla Rivoluzione Francese. Spesso è un'idea legata alla destra, ma vi sono anche pensatori culturalmente tradizionali ma che non si identificano in quest'area politica. Negli Stati Uniti d'America il conservatorismo tradizionalista non si organizzò in una omogenea corrente intellettuale e politica sino alla metà del XIX secolo. La coagulazione del conservatorismo tradizionalista statunitense nacque all'interno di un cenacolo di professori universitari che respingevano le nozioni di individualismo, di liberalismo, di modernità e di progresso sociale e rinnovarono l'interesse in ciò che Thomas Stearns Eliot definiva "Le cose permanenti" (quelle verità sempiterne che sopravvivono ai mutamenti temporali e quelle istituzioni sociali fondamentali, come la Chiesa, la Famiglia, la comunità locale o - nel caso dei neopagani - la verità sugli dei). Sovente il conservatorismo tradizionalista negli Stati Uniti confluisce nel Paleoconservatorismo.
 
Principi fondamentali 
 

Legge naturale e ordine morale trascendente 

La fiducia riposta nella legge naturale e nell'ordine morale trascendente è la base fondante del pensiero tradizionalista. La Ragione e la Rivelazione divina informano la legge naturale e le verità universali della Fede. E' attraverso queste verità di Fede che l'Uomo ordina se stesso e il mondo attorno ad esso. Il Tradizionalismo pone come assioma che la Religione e il sentimento religioso preceda la civiltà organizzata.

Tradizione e consuetudini 

Come implica il nome stesso, i Tradizionalisti affermano che la Tradizione e le consuetudini guidino l'Uomo e la sua visione del mondo. Ogni generazione eredita l'esperienza e la cultura dei suoi antenati e attraverso gli usi e le convenzioni l'Uomo è capace di ereditare la cultura dei suoi predecessori e di trasmetterla alla sua progenie. Per parafrasare Edmund Burke: "l'individuo è uno sciocco, ma la specie è saggia".

Gerarchia e unità organica 

I tradizionalisti credono che la società umana sia essenzialmente gerarchica, che sempre coinvolga, cioè, varie interdipendente disuguaglianze e classi e che le strutture politiche che riconoscono la Gerarchia siano le maggiormente giuste e generalmente benefiche. La Gerarchia permette la preservazione dell'intera comunità simultaneamente, invece che proteggere una sola parte a discapito delle altre.

Ruralismo

L'ambiente rurale e i valori della vita di campagna sono stimati come preziosi. I principi del ruralismo sono centrali nella concezione tradizionalista della vita rurale.

Classicismo e cultura superiore 

I Tradizionalisti sono fermi difensori della Grande Tradizione della civiltà euro-atlantica e stimano una educazione classica informata dai testi Greci, Romani e medioevali. Similmente, i tradizionalisti riveriscono la cultura cosiddetta "superiore" e le sue manifestazioni. D'altra parte, diffidano delle sue distorsioni degradate e del Modernismo. Un tradizionalista non è per forza oppositore della scienza, ma ritiene che questa debba progredire rispettando la tradizione e non opponendo nuovi principi.

Patriottismo, localismo, e regionalismo

A differenza dei nazionalisti, che enfatizzano il ruolo dello Stato o della nazione come superiore alle comunità locali o regionali, i tradizionalisti mantengono il Patriottismo come principio fondamentale. I conservatori tradizionalisti affermano che la Lealtà verso una località o una regione sia più centrale che la lealtà ad una entità politica più vasta. I tradizionalisti apprezzano il concetto della sussidiarietà e della confidenza con la propria comunità politica.
 
Pensiero politico del Carlismo spagnolo
 
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Il carlismo è un movimento politico spagnolo tradizionalista, originatosi da una disputa dinastica, ma caratterizzatosi per una visione del mondo spiccatamente conservatrice e attenta alla tradizione, in contrasto con le forze anti-tradizionali, liberali, massoniche e progressiste della società spagnola, che appoggiarono la Regina Isabella II. Svolse un ruolo determinante nella politica spagnola dal 1833 al 1939, permanendo comunque fino alla conclusione, nel 1977, del regime franchista ; nel XIX secolo diede vita a numerose guerre carliste; i carlisti parteciparono anche alla Guerra Civile Spagnola, dalla parte dei nazionalisti di Franco Il Carlismo, come corrente politica tradizionalista, ha avuto un ruolo rilevante nella dialettica politica spagnola sino al 1939, rappresentando la destra politica attenta al regionalismo e all'identità locale. Dal 1939 la Comunión Tradicionalista come movimento politico svolge un ruolo di secondo piano. Esistono molti circoli culturali che raccolgono l'eredità dottrinale del carlismo e alcuni movimenti politici, non unificati, che si dichiarano continuatori della Comunión Tradicionalista. Il pensiero politico carlista, sintetizzato nel motto Dio, Patria, Fueros (i privilegi locali di antica istituzione), Re è stato teorizzato organicamente da diversi autori, come Antonio Aparisi y Guijarro, Enrique Gil Robles, fino a Francisco Elías de Tejada y Spínola (1917-1978) e al vivente Rafael Gambra Ciudad.

Dio e Patria 

Dio è al centro dell'attività umana nel mondo, ma soprattutto in Spagna; perciò la Spagna o è cattolica o non esiste come entità statale organizzata, perché la patria spagnola comporta l'unità nella fede cattolica come sua stessa caratteristica fondamentale. Da questa fede derivano le esigenze di subordinare la politica alla maggior gloria di Dio, di dichiarare la religione cattolica religione di Stato e di ispirare la legislazione e le istituzioni alla dottrina sociale della Chiesa.

Fueros 

Il termine "Fueros", dal latino Forum, passa a significare il complesso di privilegi riconosciuti dallo Stato a una città o a una categoria, per giungere finalmente a indicare l'insieme di norme specifiche con le quali si reggono le popolazioni spagnole. Il richiamo ai fueros comporta, secondo i pensatori carlisti, il riconoscimento dell'uomo come essere concreto, inserito in una data comunità, locale o lavorativa che sia. La libertà intesa dai carlisti si contrappone, in quanto libertà particolare e di per sé riferibile a una data situazione, alla libertà giacobina, che è un concetto puramente astratto.

Re e Governo 

Il pensiero politico carlista non pone l'accento né sulla persona del re, né sulla dinastia, ma sull'istituzione della Corona, situata al vertice della piramide delle istituzioni politiche. La Corona Spagnola per essere una vera Monarchia e non una tirannide deve assoggettare la politica generale ai princìpi della morale cattolica, caratterizzata dal cumulo dei diritti storici sempre perfettamente identificabili e non astrattamente definita, limitata dalla Tradizione, dalle autonomie locali e soprattutto dalla coscienza cattolica del Re. Inoltre il Re deve assumere la responsabilità ultima del governo, che esercita personalmente e il Re stesso risponde degli eventuali abusi commessi. Le successive responsabilità rimandano al concezione della Spagna come unione di più domini uniti solo nella persona del Re, all'interno di ciascuno dei quali il Re ha compiti, poteri e prerogative differenti.

Dottrina politica di Julius Evola


 
Le pregresse civiltà si basano su una più ampia consapevolezza delle reali cause dell'esistenza terrena, anziché su criteri di disordine materialiastico ottenebrante.[ La naturale decadenza di queste società è inversamente proporzionale all'aumento del progresso tecnico . Tale processo di decadenza ha inizio con la perdita dell'unico polo che in passato racchiude sia l'autorità spirituale che quella temporale e prosegue con la spinta propulsiva dei valori illuministi espressi con la Rivoluzione Francese: si arriva così alla società odierna dove il contatto diretto e vivido con il divino, sia in Sè che nel mondo circostante è stato occultato.
In particolare Evola rifiuta in blocco il concetto di egualitarismo in favore di una visione differenziatrice della natura umana,come viene tramandato da tutti i testi sacri ti tutte le civiltà del pianeta. Ne consegue un netto rifiuto per le degenerazioni oclocratiche e, parimenti, per ogni forma di totalitarismo, anch'esso ritenuto uno strumento massificatore, che si basa non su un'autorità spirituale, bensì su un'autorità esclusivamente di tipo temporale e su altri tipi di tirannia mascherata- Conseguenza dell'approccio evoliano è che le differenze naturali tra gli esseri umani si rispecchiano anche nelle razze, ma difese sempre le sue teorie da imbarbarimenti di stampo biologistico e dalla strumentalizzazione di alcuni suoi studi, che andrebbero letti con dovizia prima di incanalare la memoria dell'autore in infauste degradanti situazioni di volgare delirio razzista. Julius Evola e gli autori evoliani rifiutano una visione del mondo biologicamente razzista, affermando la sua teoria del così detto razzismo spirituale. La "razza interiore" di cui parla Evola è definita come un patrimonio di tendenze e attitudini che – a seconda delle influenze ambientali – giungono o meno a manifestarsi compiutamente.

 

mercoledì 19 settembre 2012

Fondazione Destra Divina.



Fondazione politica non partitica interna a Politica in Rete

CHI SIAMO E CHI DOVRESTE ESSERE


CHE COSA E' LA DESTRA DIVINA E PERCHE' E' UMANO FARNE PARTE

C'è destra e destra. C'è la destra grattacielara di Roberto Formigoni e Letizia Moratti, la destra in Chanel di Stefania Prestigiacomo, la destra alla moda omosessualista di Mara Carfagna, la destra opportunista e nichilista di Gianfranco Fini, la destra che entra negli antichi borghi in suv neri e lunghi come carri funebri, sul sedile di dietro ecco il labrador da pubblicità e il bambino con gli occhi azzurri pure quello da pubblicità, magari comprato nei laboratori della fecondazione eterologa o strappato dall'utero di una nuova schiava con due figli piccoli e il marito scappato con un'altra, la destra ingioiellata che invoca leggi severe contro scippatori e rapinatori ma a sentir parlare di pena di morte si ritrae come una lumaca nel guscio, perché l'Europa non vuole, la destra spaventata dai maomettani in preghiera in piazza Duomo a Milano che però il giorno dopo anziché a messa è andata al centro commerciale e al multisala, la destra che si commuove quando c'è l'inno nazionale e poi ordina champagne, la destra che non ha una lingua sua e per dire stranieri dice “extracomunitari” e per dire omosessuali dice “gay”, tale e quale la sinistra, la destra che invece di fare figli va in vacanza, che invece di leggere guarda la televisione, che invece di comportarsi virilmente va dall'avvocato, la destra delle villette a schiera, la destra che colleziona orologi, la destra che dice “week-end” e poi addirittura li fa, la destra che ci tiene alla tradizione e che la tradizione sarebbe l'albero di Natale in giardino e il panettone in tavola, la destra dei ristoranti di pesce di mare sul lago, la destra del tonno scottato e dello Chardonnay, la destra che per dire limetta dice “lime”, la destra che per dire ateo dice “laico”, la destra che dice “ok”, la destra che chiama Croazia la Dalmazia, la destra che manda il figlio unico a studiare all'estero, la destra che divorzia e si mette con le slave e le sudamericane, la destra che dice “centro-destra”, la destra che va alle mostre pensando che siano arte, che siano bellezza, la destra che a vent'anni punta alla laurea e a cinquanta alla pensione, la destra degli occhiali da sole firmati… Io con questa destra dall'egoismo infantile e senile, talpesco, cieco, con questa destra di ciucci presuntuosi, come si dice a Trani, con questa destra di furbi fessi non voglio avere nulla a che fare. Ho sempre sospettato l'esistenza di due destre ma la cosa mi si presentò in tutta la sua evidenza solo all'alba degli anni Zero, quando conobbi a Parma una giovane donna, benestante e politicante, eletta nelle liste di un partito che usurpava la nobile parola di nazione. Bene, anzi male, quella femmina parmigianissima sfoggiava in contemporanea un foulard e una borsa Burberry, il quadrettato della perfida Albione che fino a quel giorno credevo disegnato in esclusiva per le signore rotariane della provincia più remota. Con uno sguardo capii che: 1) Parma non era più Parma (finita per sempre quell'eleganza peculiare, composta di motivi e colori che già nella vicina Reggio apparivano esotici); 2) le due destre non condividevano nemmeno più il guardaroba (da una parte la destra capace di pagare per pubblicizzare marchi alieni, dall'altra quella che non lo farebbe nemmeno se pagata). Poco dopo lessi “Di padre in figlio” di Marcello Veneziani e scoprii che Augusto Del Noce aveva pensato a una “destra morale” da contrapporsi alla “destra economica”. Fuochino, fuocherello: il filosofo cattolico era arrivato vicino alla fiamma senza però catturarla. Eviterò di criticare chi non può controbattermi e per giunta ha avuto un figlio, Fabrizio, che sfoggiando cachemire pastello e rombanti Ferrari è la caricatura della forma di destra contro cui si è battuto suo padre. Da “destra morale” a “destra moralista” il passo è abbastanza breve e in poche mosse si finisce dalle parti della destra più demagogica e bavosa, che pur di evacuare il proprio risentimento è disposta a militare nello schieramento avverso, insomma la destra di Antonio Di Pietro e della sua Italia degli invidiosi. E poi a fare gli etici sono capaci in tanti, quasi tutti. Basta non credere in niente, o in varianti del niente come la costituzione o la coscienza, e si può pronunciare “etica” con onanistico compiacimento, facendosela girare in bocca come un Brunello di Montalcino riserva 1988. La cosiddetta “etica laica” funziona solo negli editoriali, nella realtà non può reggere un condominio e figuriamoci un popolo. Che sostegno può offrire un qualcosa che a sua volta, è privo di fondamento? Il barone di Münchhausen scampa alle sabbie mobili tirandosi per i propri capelli, che favola meravigliosa, forse anche troppo suggestiva se ai nostri più pensosi soloni, Eugenio Scalfari e Claudio Magris tanto per dirne due, è apparsa trasferibile nella vita quotidiana. Non esiste causa incausata che non sia Dio, né morale efficace che non sia religiosa, dove per morale efficace intendo un insieme di norme capace di vincolare senza dover mettere un poliziotto a guardia di ogni cittadino e un avvocato a guardia di ogni poliziotto. Tornando a Del Noce inteso come Augusto, anche la definizione di “destra economica” è fuorviante. Come se l'altra destra fosse antieconomica, magari pauperistica. E' sbagliato dare l'idea che da una parte esistano gli spiritualisti, poveri sognatori, e dall'altra i materialisti, gente pratica. E' sbagliato concedere l'esclusiva della materia, della carne, a miscredenti che in quanto tali non sanno nemmeno usarla: solo chi ama il Dio incarnato può dare al corpo un grande valore. Nelle ultime righe ho nominato Dio due volte, non invano perché sto avvicinandomi al cuore di questo libro. La destra divina. Meravigliosa definizione ricavata da “Saluto e augurio”, poesia finale e perciò testamento di Pier Paolo Pasolini. Il poeta friulano-bolognese-romagnolo-romano la scrisse poco prima di essere ucciso, o di farsi uccidere (secondo la teoria che Giuseppe Zigaina ha formulato in alcuni libri affascinanti e piuttosto convincenti). Versi da brivido, dichiaratamente terminali: “E' quasi sicuro che questa è la mia ultima poesia…”. Versi che si concludono in modo ancora più esplicito, con un passaggio di testimone: “Hic desinit cantus. Prenditi tu, sulle spalle, questo fardello…” Scusate, ogni volta che arrivo a questo punto mi salgono le lacrime agli occhi. Adesso mi riprendo. “Prenditi tu questo peso, ragazzo che / mi odii: portalo tu. Risplende nel cuore. E io camminerò leggero, andando / avanti, scegliendo per sempre / la vita, la gioventù”. Qui devo fare davvero molta fatica a non piangere. Se nel Ventunesimo Secolo c'è ancora qualcuno che considera Pasolini un autore di sinistra, è qualcuno che non lo ha mai letto. Un vecchio vizio, collocare gli scrittori in base al sentito dire. Antonio Tabucchi alla fine del Novecento inventò per i clienti delle librerie Feltrinelli un Fernando Pessoa sincero democratico. Lo scrittore portoghese era semmai il contrario, un sebastianista ovverosia un monarchico che mitizzava il re Sebastiano I e criticava il dittatore Salazar in quanto colpevole di avere instaurato un regime non abbastanza elitista, ma girare la frittata riuscì facile, coi lettori ignoranti e boccaloni che ci sono in giro: bastò pubblicare le opere innocue e seppellire nell'oblio i titoli minacciosi, innanzitutto il nerissimo “L'interregno. Difesa e giustificazione della dittatura militare in Portogallo” e poi “Messaggio”, visionario, quasi delirante nel suo patriottismo da febbre alta. Questo libro del 1934 contiene qualcuno dei versi più destrodivini che mi siano capitati sotto gli occhi: “Pieno di Dio, non temo ciò che verrà, / perché qualunque cosa avvenga, non sarà mai / più grande della mia anima”. E' la descrizione di un uomo che riconoscendo di essere piccolo si innalza, sfidando la storia sotto l'usbergo del suo Signore. Con Pasolini l'operazione mistificatoria si presentò un filino più difficile, se non altro per la maggiore accessibilità dei testi. Perfino un critico letterario non troppo acuto come Asor Rosa, uno che d'estate va a Capalbio, sgamò la reale natura del nostro eroe: “Egli scambia se stesso, letterato decadente e palesemente conservatore, per uno scrittore progressista”. Solo che l'autore de “L'usignolo della chiesa cattolica” non si sbagliava affatto, lo sapeva benissimo di essere un reazionario e per questo sosteneva i comunisti, unica vera opposizione alla Democrazia Cristiana colpevole di favorire il boom economico e quindi la modernizzazione, la mutazione, la scristianizzazione. In una fase iniziale il partito comunista con la sua morale austera gli sembrò poter concedere qualche altro anno di vita all'amatissima arcadia friulana, al dialetto, alla civiltà contadina. Ben presto si rese conto che era un'illusione. Comunque Pasolini non sovrappose mai il comunismo, in fondo un'eresia cristiana, con la sinistra, che di cristiano non aveva nemmeno l'origine, e questa distinzione divenne plateale nel '68 quando in occasione degli scontri di Valle Giulia prese le parti dei poliziotti contro gli studenti. Non voglio però descrivere la traiettoria intellettuale pasoliniana, mi limito al punto zenitale costituito dalla poesia-testamento che per un verso somiglia alla Lettera Rubata di Edgar Allan Poe: invisibile perché in mostra. Pasolinologi, pasoliniani e pasolinisti sembra che non l'abbiano mai letta, nonostante il suo valore di ricapitolazione, lascito e svelamento di una vita straordinaria, e nonostante le ripetute pubblicazioni. Io l'ho trovata all'interno di un libro in catalogo, “La nuova gioventù”, e pubblicato da Einaudi, non dall'ultima delle tipografie. Niente da fare, non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere. Capisco che avendo di Pasolini una certa idea (sbagliata) a pagina 255 ci sia da rimanere traumatizzati. A fine volume e a fine vita ecco un congedo che ribalta la prospettiva, che illumina a giorno un passato in chiaroscuro. I versi di “Saluto e augurio” sono in friulano e in italiano (la traduzione è dell'autore che giustamente non si fidava dei traduttori) e inequivocabili: “Difendi, conserva, prega!” Accidenti. “Difendere, conservare, pregare.” Insiste pure. “Tu difendi, conserva, prega.” Ripete tre volte la triplice esortazione, si capisce che gli sta molto a cuore e che teme l'ottusità dell'interlocutore, un giovane fascista anni Settanta, e dei posteri. Nella poesia c'è dell'altro, parole che smentiscono l'arruolamento tra le fila del cattocomunismo o di un cristianesimo informe e protestantico. “Ma in Città? Ascolta. Là Cristo non basta. Occorre la Chiesa.” (C'è Pasolini che si dichiara cattolico romano). “Porta con mani di santo o soldato l'intimità col Re”. (C'è Pasolini che si dichiara monarchico). Se non siete convinti andatevelo a leggere... Poi c'è la definizione che ho preso come gli staffettisti prendono il testimone, però senza quella fretta e non per vincere ma per portarlo un poco più avanti e trasmetterlo a chi verrà: “Destra divina che è dentro di noi”. Ecco, vorrei mostrare ciò che è dentro di noi, in prosa anziché in poesia, svolgendone le intuizioni e aggiungendovi del mio. Se “Saluto e augurio” è un manifesto io comporrò un manifesto e mezzo. Che cos'è la destra divina? Pasolini scrive che è difendere, conservare, pregare. I primi due verbi sembrano sinonimi però “difendere” implica più impegno di “conservare”. E' implicita una dose di rischio: se è necessaria la difesa significa che qualcuno sta perpetrando un'offesa. “Difendi i campi tra il paese e la campagna, con le loro pannocchie / abbandonate. Difendi il prato / tra l'ultima casa del paese e la roggia”: quello pasoliniano è il grido di un creaturale se non di un creazionista, di un uomo che rispetta ogni filo d'erba perché sa che di ogni filo d'erba non è proprietario ma usufruttuario, e che di ogni filo d'erba dovrà rispondere. Come si difendono il campo e la casa e il paese e la roggia? Non so Pasolini ma un santo concreto come Bernardo di Chiaravalle si preoccupa di lasciare libere le mani del difensore: “Quando uccide un malfattore, non deve essere reputato un omicida ma, per così dire, un malicida”. E con quali strumenti si attua la difesa? Quando diventerò ricco (la narrativa necessita di ozio) scriverò un romanzo ambientato a Brescia con un protagonista amante della caccia e dei fucili, nel frattempo ritengo non siano indispensabili le armi da fuoco. Sono utili, certo, e sulle orme di Cesare Beccaria (altro pensatore frainteso) sono favorevole al loro libero acquisto, mentre in via subordinata ricordo la fionda di Davide e riporto i suggerimenti di almeno un paio di autori meno divini eppure non meno destri di San Bernardo: Nicolás Gómez Dávila (“La civiltà è un uomo armato di frusta tra animali famelici”) ed Ernst Junger (“L'inviolabilità del domicilio si fonda sul capofamiglia che si presenta sulla soglia di casa brandendo la scure”). Più del calibro conta la buona volontà. Nella destra profana, nel centro accidioso e in qualche pezzo di sinistra non del tutto privo di senso della realtà la legittima difesa gode sì di una stentata cittadinanza ma viene intesa come diritto. Non so voi, io sbuffo quando in un libro trovo lunghe citazioni, sembra che l'autore rubacchi senza nemmeno sforzarsi di trovare parole sue: ma come dove comportarmi se Vittorio Mathieu ha espresso l'indispensabile in modo insuperabile? Risolvo così, metto in nota* le parole del formidabile filosofo del diritto e considero le abbiate lette. Ancora meglio: considero che vi abbiano convinto perché in caso contrario potrei anche decidere di chiudere qui, non mi va di scrivere a vuoto. Su Mathieu non transigo, chi non è d'accordo con lui non è d'accordo con me e chi non è d'accordo con noi è d'accordo con lo scippatore che rompe il femore alle signore anziane. Vergogna. Solo la destra divina la stabilisce un dovere. Soltanto l'imperio della legge, beninteso una legge divinamente fondata, può garantire l'ordine che protegge il debole, sostiene il povero, rassicura il vecchio, conforta il malato. L'anarchia può far comodo a vent'anni, comodissimo se hai in tasca la carta di credito di papà. A settanta oppure ottanta, in un ospedale pubblico, c'è solo da sperare che i regolamenti siano rispettati con scrupolo: che gli amministratori non siano corrotti, che in mensa non si riciclino cibi scaduti, che l'infermiera non tralasci i degenti per guardare la televisione, che il chirurgo non inserisca protesi difettose ai malati senza parenti influenti. “Nessuno è buono” dice Gesù Cristo. E' pertanto divino, oltre che ragionevole, credere nel peccato originale e di conseguenza nell'educazione, nella civilizzazione, mentre è diabolico, oltre che stupido, confidare nel buon selvaggio. La destra divina sa che le colpe sono dell'uomo, non della società, e che l'inferno è pieno. Pensa che l'egoismo non sia un diritto e di conseguenza che divorziare non sia un diritto, abortire non sia un diritto, adottare un bambino se lesbiche non sia un diritto, parcheggiare sul marciapiede non sia un diritto, sfrecciare con auto e moto rumorose sotto le finestre di chi dorme non sia un diritto, pisciare sotto i portici di Bologna non sia un diritto, riempire i muri di scritte non sia un diritto, coprire le chiese di megaposter non sia un diritto, costruire un palazzo di sette piani in centro storico o sulla riva del mare non sia un diritto. Cattivi maestri fanno credere ai ragazzi che tutto sia loro dovuto, formando generazioni di frustrati siccome nella vita il dovere spinto fuori dalla porta dell'ideologia rientra immancabilmente dalla finestra sulla realtà. A un ragazzo bisogna spiegare che nemmeno suicidarsi è un diritto: prima devi studiare la Divina Commedia, perché hai un dovere verso Dante, prima devi lavare i piatti, perché hai un dovere verso tua madre, prima devi innaffiare il basilico, perché hai un dovere verso il desco famigliare, prima devi andare a trovare la nonna o il tuo amico e devi farlo in bicicletta, perché hai un dovere verso la città, e poi, e poi ne riparliamo. No, non solidarizzo con gli aspiranti suicidi, “solidarietà” è parola che mi causa il voltastomaco, profuma di tasse, ruberie e bugie, mi piacerebbe percepire la parola “fraternità” e il sentimento di essere fratelli, figli dello stesso padre. Ma perché la destra divina è più umana? Non perché più indulgente o sensibile ma perché orante. Se conservare e difendere è anche degli animali, penso allo scoiattolo che nella tana accumula noci per l'inverno e morde se qualcuno si intrufola per prenderle, pregare è un'esclusiva degli uomini. Gli scoiattoli non pregano. Io diffido degli uomini che non pregano: o sono presuntuosi o sono disperati, in entrambi i casi sono pericolosi perché capaci e incapaci di tutto. In particolare le donne che non pregano mi fanno impressione, più le guardo più mi appaiono bestie, mi sembrano grossi scoiattoli depilati. E io che sono un uomo semplice, dall'orizzonte erotico limitato, non capisco la zoofilia. La crescente miscredenza trascina con sé un crescente vegetarianesimo, moderno surrogato dei digiuni mistici. Le signorine che per tutto l'oro del mondo non mangerebbero il macinato crudo di cavallo, specialità di Parma da me divorata con gioia e bramosia (venerdì esclusi), pensano di essere ultraspirituali. Errore, è come se volessero insegnare lo spirito allo Spirito: Dio incarnato mangia pesce arrosto (Vangelo di Luca 24, 41-43), non si limita alle verdurine. “Non sono un grande uomo, semplicemente credo in grande idee” disse un presidente americano. La destra divina non è migliore perché rispetta il Decalogo, è migliore perché nel Decalogo crede. Il vitello è succulento e l'oro è scintillante, l'essenziale è mantenerli separati: il vitello d'oro oltre che abominevole è incommestibile, oltre che incommestibile è cannibale e questo risulta più flagrante oggi che al tempo del Sinai, nei nostri giorni in cui da ogni pulpito profano si intima all'uomo di inginocchiarsi di fronte alla Tecnica.

venerdì 14 settembre 2012

Anello Chevalier: Tradizione ed Identità.


L'anello con lo stemma di famiglia non è un semplice gioiello e nemmeno un nostalgico vezzo nobiliare ma ha un preciso ed antico valore simbolico e spirituale, poichè rappresenta la Tradizione, ovvero la trasmissione, di generazione in generazione, di una storia, di una identità e di una appartenenza ad una precisa comunità. Chi indossa uno chevalier ha, quindi, dei precisi obblighi morali di Fedeltà agli autentici Valori europei di Onore, Giustizia, Cavalleria ed Aristocrazia, ovvero di servizio alla propria comunità di appartenenza. Servizio, assolutamente disinteressato, che l'autentico aristocratico esplica, con naturale senso del dovere, nell'esempio quotidiano in famiglia e sul lavoro, nella concreta solidarietà verso i più bisognosi, nella difesa del proprio territorio e della propria cultura, nella fedeltà alla Patria, alla Corona ed alla Chiesa Cattolica.

mercoledì 12 settembre 2012

Una storica impresa italiana.

Una storica impresa italiana.
L’impresa ha inizio, nei primi anni del secolo scorso, per opera del Comm.Ing.Prof. Cesare Jonghi Lavarini (Dirigente delle Regie Ferrovie e Docente al Politecnico di Torino), discendente da una antica famiglia della piccola nobiltà walser piemontese. La Società Edificatrice Immobiliare Milanese Spa è stata fondata nel 1927 dal Cav.Gr Cr. Ing. Edmondo Luigi Jonghi Lavarini e si è occupata di cementi armati, realizzazione di costruzioni civili (interi stabili), industriali (fabbriche e capannoni), militari (caserme e fortificazioni), opere pubbliche, appalti e case popolari in tutto il nord Italia. Fornitori ufficiali del Ministero della Guerra, del Ministero dei Lavori Pubblici e del Comune di Milano, durante il Regime Fascista. Attiva nella ricostruzione di Milano (dal Teatro La Scala a Palazzo Litta), dopo la guerra, la SEIM ha incominciato ad occuparsi anche di investimenti immobiliari, gestione, amministrazione e manutenzione di stabili. Oggi le attività principali dell'azienda, portata avanti dal Comm.Dott. Cesare Giovanni (Medaglia d’Oro della Camera del Commercio e dell’Industria di Milano) e dal Cav.Dott. Roberto, rispettivamente figlio e nipote del fondatore, sono quelle della vendita di immobili e della ristrutturazione edile di interni. La SEIM è una piccola ma solida azienda famigliare, alla quarta generazione, socia di numerose associazioni di categoria (ADSI, AMPE, ANACI, UPPI), vanta una lunga esperienza nel settore immobiliare e può offrire alla propria clientela, oltre a serietà, professionalità e cordialità, un servizio completo e personalizzato al miglior rapporto qualità-prezzo.

VENDITA di Immobili.
Vendita diretta, con mandato semestrale in esclusiva, di proprietà immobiliari (appartamenti, uffici, negozi, stabili interi, ville) a Milano, in Lombardia, Piemonte e Liguria (con solo il 2% di provvigioni). Attenta valutazione del Vostro immobile (sopraluoghi e misurazioni, studi di settore e di mercato, raccolta di documentazione). Adeguata pubblicità, tradizionale (annunci e cartelli) e web (realizzazione di documentazione video fotografica ed eventualmente anche di piantina digitalizzata e di visita virtuale) della Vostra proprietà. Attenta selezione dei possibili acquirenti ed seria verifica della loro reale solvibilità. Gestione delle visite, venendo incontro alle esigenze dei proprietari. Assistenza (amministrativa, tecnica, legale, notarile e fiscale) e raccolta di tutta la documentazione necessaria (visure catastali, atti di provenienza, certificazioni energetiche) al compromesso ed al rogito. Mediazione in compravendita di locali ed attività commerciali (come bar e ristoranti) e terreni edificabili a Milano ed in Lombardia. Mediazione in compravendita di qualsiasi tipologia di proprietà immobiliare, in tutta Italia e consulenza in investimenti immobiliari in Europa (Russia compresa) ma anche in Libano, paesi arabi e Cina.


RISTRUTTURAZIONI di Immobili.
Interventi di recupero, completo e personalizzato, della vostra proprietà, con sgravi fiscali del 50%. Sopraluoghi e preventivi, veloci e gratuiti. Consulenza progettuale, studi di fattibilità, realizzazione di capitolati, pratiche tecniche ed edilizie, autorizzazioni e permessi. Lavori edili (opere murarie, imbiancature e verniciature, gessi e stucchi, levigature marmi e legni, posa pavimenti e serramenti, realizzazione impianti elettrici, termici, idraulici e di illuminazione, bagni e cucine, recupero sottotetti). Direzione lavori e piani di sicurezza. Certificazioni tecniche ed energetiche. Studio e realizzazione di impianti di sicurezza e di allarme, (personalizzati e per ogni esigenza), porte blindate, scale interne e cancelli automatizzati. Rifacimento tetti e facciate, trattamento e smaltimento amianto ed eternit, energie alternative, pannelli solari ed impianti fotovoltaici. Consulenza progettuale di architettura di interni e di arredo. Sistemazione di terrazzi, cortili e giardini e sistemi di irrigazione automatica. Bioedilizia e bioarchitettura, materiali tradizionali ed alternativi, impianti domotici ed alta tecnologia, antiquariato e design. Ristrutturazioni personalizzate di locali commerciali. Recupero e restauro di dimore antiche e storiche (usufruendo di sgravi fiscali e contributi pubblici).
Locazioni e Gestione Immobiliare.
Attenta valutazione del Vostro immobile (sopraluoghi e misurazioni, studi di settore e di mercato, raccolta di documentazione) e precisa stima del canone possibile. Adeguata pubblicità, tradizionale e web, gestione delle visite, venendo incontro alle esigenze della proprietà. Ricerca ed attenta selezione dei potenziali inquilini (privati o società) e-o dei loro garanti, verificandone le garanzie e la solvibilità (dichiarazioni dei redditi, buste paga e conti correnti, protesti e certificati penali). Redazione, stipula e registrazione del contratto, a norma di legge ed a tutela della proprietà. Contratto libero ad uso abitativo (di anni 4 + 4) e commerciale (di anni 6 + 6). Gestione singole unità immobiliari (appartamenti, uffici, negozi, box, magazzini e capannoni) ed interi stabili (di unica proprietà) a Milano e Provincia. Riscossione degli affitti e delle spese, tramite bollettazione trimestrale e bonifico bancario e gestione dei rapporti con gli inquilini (con nostra consulenza del 4% sul puro canone annuo). Eventuale conteggio e ripartizione delle spese e gestione dei rapporti con il condominio.

Consulenza e servizi immobiliari.
Sopralluoghi, misurazioni, realizzazione di documentazione video e fotografica, controlli urbanistici ed ambientali, verifica di fattibilità di opere architettoniche, stesura di relazioni tecniche e peritali, semplici o asseverate. Pratiche tecniche e catastali (perizie, valutazioni, stime, visure, mappe, planimetrie, volture, cambio d'uso, rendite e variazioni, tabelle millesimali, calcolo della rendita presunta). Pratiche legali, notarili e fiscali (compromesso, rogito, redazione e registrazione dei contratti, successioni, frazionamenti, ipoteche, regolamenti condominiali). Finanziamenti, mutui casa, tramite convenzioni con primari istituti di credito ed ai migliori tassi di mercato. Gestione e manutenzione impianti di riscaldamento (terzo responsabile e libretto caldaia) e fornitura combustibile (gasolio e metano). Servizi di pulizia, sgomberi e piccoli traslochi, spurghi, disinfestazione e giardinaggio. Servizi di portierato, vigilanza e sicurezza, sistemi di allarme e sicurezza. Assicurazione, Polizze Generali Fabbricato e per singole unità immobiliari Arredamento d'interni, mobili d'ufficio, mobili su misura. Gestione del verde (giardini, cortili, terrrazze).


Contatti ed informazioni:
SEIM UNO SRL, Corso Sempione 34, 20154 Milano
Tel. 02.3313260 - Fax 02.31801315 - Cell 346.7893810
www.seimuno.com - robertojonghi@gmail.com

Progetto Itaca per la Rinascita Italiana.



In tanti mi chiedono pareri sulla situazione politica e sul futuro della destra italiana. La situazione, nonostante gli enormi spazi potenziali di azione, è decisamente desolante. Gli ex AN del PDL rimangono ostaggio di Berlusconi e continuano a sostenere questo infame governo tecnocratico e plutocratico, che cura solo gli interessi degli usurai delle banche, degli speculatori delle borse e dei parassiti dell’alta finanza internazionale. La Destra di Storace, che a Milano ed in Lombardia praticamente non esiste, non si è ancora unita con la Fiamma Tricolore, anzi, invece di “fare fronte” (nazionale, popolare, sociale ed identitario) contro il mondialismo, alle prossime elezioni politiche, rischia seriamente di finire (e scomparire) nel listone unitario berlusconiano. Altre alternative politiche (serie e valide), a destra, non ve ne sono, nemmeno in prospettiva. Quindi, purtroppo, ad oggi, non posso che confermare il mio convinto disimpegno dalla politica attiva, almeno da quella partitica ed elettorale. Ultima speranza rimane il progetto culturale (unitario, trasversale e costituente) promosso da Veneziani.

(Roberto Jonghi Lavarini, Milano, 12 settembre 2012)

http://www.progetto-itaca.it/ - robertojonghi@gmail.com

lunedì 10 settembre 2012

Intervista a Fulvio Moneta Caglio.

lunedì 10 settembre 2012

Intervista a Fulvio Moneta Caglio.
Gianni Spina intervista Fulvio Moneta Caglio.
 
Una delle probabili “facce nuove” del centro-destra, alle prossime elezioni politiche: "il duca-conte" Fulvio Moneta Caglio dei Suvich di Bribir, classe 1965, sposato con due figli, doppia laurea in economia commercio e giurisprudenza, avvocato e commercialista (revisore dei conti), autentico aristocratico e Cavaliere di Malta, storico dirigente della destra italiana (MSI, AN, PDL) e consigliere di zona del comune di Milano, già direttore della Fondazione per il cinema della regione Lombardia, oggi segretario milanese della gloriosa Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
 
DOMANDA: a così tanti anni dall'esodo, di cosa si occupa esattamente la storica Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia? RISPOSTA: gli scopi originali non sono mutati semmai se ne sono aggiunti dei nuovi. Quelle terre erano italiane per cultura, storia, tradizione. Sin dal tempo dell’antica Roma e attraverso il dominio di Venezia la Venezia Giulia e la Dalmazia hanno rappresentato e rappresentano un pezzo di Italia. Quindi innanzitutto mantenere e trasmettere il ricordo di quelle terre attraverso manifestazioni pubblicazioni, seminari e quanto altro possa servire. Adesso a tanti anni dall’esodo l’associazione deve allargarsi a chi, per vicende familiari, non ne è stato direttamente partecipe e diventare patrimonio nazionale. Ma non solo ricordi e mantenimento della tradizione, dobbiamo essere protagonisti, attraverso le istituzioni, di un’opera di presenza in quei territori che non devono essere più considerati come “stranieri” ma integrati in un’Europa che fa delle sue radici il punto di forza della sua unità. Infine non devono essere dimenticati i diritti degli esuli e dei loro discendenti. Eque compensazioni, come è avvenuto in quasi tutti i Paesi ex comunisti, vanno garantiti. Su questo nessun cedimento il diritto di essere europei presuppone che la giustizia valga innanzitutto per chi è stato ingiustamente perseguitato e spogliato di tutti i suoi beni .
DOMANDA: lei è uomo di profonda cultura, proveniente da una antica famiglia aristocratica longobarda, cosa ne pensa di questa Europa? RISPOSTA: non è l’Europa che volevamo. E’ stata costruita un’Europa di mercanti con l’illusione che l’economia avrebbe trainato la politica. Non funziona così. L’Europa nasce dalla fusione del pensiero greco-romano con le migrazioni dei popoli barbari. Quindi la razionalità e il pensiero unite alla passione e all’ardore. Roma ha conquistato l’Europa attraverso la civiltà assimilando senza opprimere. Portando strade acquedotti, terme ma anche il diritto e l’orgoglio di appartenenza. Molte guerre sono state combattute non contro Roma ma per essere cittadini di Roma. Questa premessa per dire che l’Europa deve innanzitutto partire dalle sue ragioni culturali. E’ ridicolo, per esempio, pensare che un Paese come la Grecia, per motivi economici, possa uscire dall’Europa. E’ grazie al pensiero filosofico greco alle sue istituzioni e alle guerre che ha combattuto contro l’assolutismo persiano che oggi possiamo parlare di Europa come qualcosa “a sé”. L’Europa deve contare di più, parlare con una sola voce. Qualsiasi nazione deve essere parte integrante e non essere lasciata indietro. Non più la supremazia di alcuni, come la Germania, perché è dalle diversità e dalle tradizioni comuni che l’Europa si è forgiata nei secoli.
DOMANDA: quale è il suo giudizio, di simpatizzante di destra, già dirigente di AN e consigliere a Milano, sulla situazione politica italiana? RISPOSTA: la politica attualmente non esiste più è stata “commissariata” perché non ha avuto il coraggio di osare. Non si può vivere alla giornata. Avevamo bisogno di riforme, di un nuovo patto Stato-cittadino. Di ridare fiducia nelle istituzioni. Di rendere il cittadino di nuovo fiero di essere italiano. Abbiamo preferito sopravvivere questo ha portato alla disaffezione alla sensazione che da questo Stato non ci si possa aspettare nulla e che di conseguenza sia legittimo truffarlo tanto così “fan tutti”. Dobbiamo ripartire da capo con regole chiare, con il rispetto degli impegni, con la certezza che chi sbaglia paga ma chi si comporta bene sarà premiato. Solo così potremo rialzare la testa e riprendere il posto che ci spetta. Io sono convinto che l’italiano sia pronto non deve più, però, avere cattivi esempi ma modelli a cui conformarsi e da seguire.
DOMANDA: in molti, singoli ed associazioni, da tempo, la invitano a candidarsi alle prossime elezioni politiche del 2013: cosa risponde loro? RISPOSTA: la mia famiglia ha sempre servito l’Italia in politica nel lavoro sotto le armi. Qualsiasi cosa io possa fare per la mia Patria lo considero un onore.
DOMANDA: lei è appassionato ed esperto di cinema: quali film ci consiglia di andare a vedere al cinema? E Lei, quale ha visto l'ultima volta? RISPOSTA: è vero ho avuto anche incarichi prestigiosi in quel campo. Devo però ammettere che la maggior parte dei film cosiddetti “culturali” mi annoiano. Amo l’azione, i film che trasmettono passione. Andrò a vedere sicuramente il cavaliere oscuro il ritorno. E nel mio Pantheon metto i film più disparati dal gladiatore, alle relazioni pericolose da invito a cena con delitto alla carica dei 600. L’ultimo film visto, che consiglio, è il dittatore.

giovedì 6 settembre 2012

In ricordo di Luigi Michelini di San Martino.


Fernando Crociani Baglioni, Roberto Jonghi Lavarini ed Alessandro Romei Longhena rendono l'estremo saluto al Conte Luigi Michelini di San Martino e Rivalta, Cavaliere di Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta, Presidente del Corpo della Nobiltà Italiana (CILANE).

mercoledì 5 settembre 2012

Camerata Alexander: Presente!

 
Il Fronte della Tradizione, triste nel lutto ma forte nella fede,
rende l'estremo omaggio al trapassato
 
Camerata Comandante Principe Alexander:
 
PRESENTE!
 
Continuerai a marciare ed a combattere al nostro fianco.



"Il nostro barone nero"


 
Il "nostro barone nero"
Nob.Cav.Dott. Roberto Jonghi Lavarini,
Uradel von Naters und Freiherr von Urnavas,
combattente del Fronte della Tradizione...


Famiglia Jonghi Lavarini (dal Libro d'Oro della Società Genealogica Italiana).



JONGHI LAVARINI: Uradel von Naters (m) – Freiherr von Urnavas (mpr)- Nobili Decurioni di Ornavasso - Patrizi Ossolani.

Antica famiglia Walser (tedesco-vallese) della Vall d’Ossola, gli Jonghi Lavarini sono i legittimi discendenti dei nobili carolingi Crussnall primi signori feudali di Ornavasso, poi trasferitisi in Svizzera. Il Capostipite di questa importante Sippe germanica, storicamente presente in tutte le valli del Monte Rosa, è Jocellino I von Urnavas, citato nel 1275 come Visdomino di Naters. Da suo nipote Jocellino II “Jung” (il giovane), discendono appunto gli Jonghi von Urnavas che furono fra i promotori della colonizzazione walser delle Alpi, spingendosi, oltre il passo del Sempione, fino a fondovalle, a Casaleccio, Ornavasso e Migiandone, rivendicando la titolarità su quelle terre. Nel 1486, il Vescovo di Sion, Iodico von Syllinen, Signore del Vallese e Principe del Sacro Romano Impero, rivendicando il legittimo dominio su quelle terre, nominò, suo Curatore, il Ritter (Cavaliere) Theodorus Jongh, riconoscendolo erede dei primi signori di Ornavasso (poi trasferitisi nel Vallese) con lo spettante titolo di Freiherr von Urnavas. Già nel 1495, però, il Ducato di Milano ed i Visconti rientrarono definitivamente in possesso della Baronia di Ornavasso, accordandosi con le “locali genti alemanne” (Walser), alle quali venne concessa una larga autonomia. Da allora i “todeschi Jonghi di Urnavas” sono sempre citati negli eventi storici della valle. In particolare, nel 1575, Pietro ed Angelino Jonghi, partecipano alla costituzione degli Statuti di Ornavasso in quanto “cardenzari et uomini particolari di detto luoco”. Nel 1605, gli Jungen Urnavas sono citati nel “Wappenbuch des Heligen Romischen Reichs” (registro degli stemmi del Sacro Romano Impero). Nel corso dei secoli possedettero molte terre agricole, pascoli, boschi, cave di marmo e palazzi signorili (ancora esistenti come quelli di Ornavasso, Vogogna e Piedimulera), imparentandosi con le più importanti famiglie del Verbano-Cusio-Ossola. Dal 1738 gli Jonghi furono sempre presenti nel Consiglio Generale dell’Ossola come Patriziato Aggregato. Nel 1900, S.M. Re Umberto I concesse al Nob.Cav.Ing. Cesare Jonghi di aggiungere al proprio cognome ed al proprio stemma anche quelli materni dei nobili Lavarini (famiglia di remota origine veneta, di medici ed impresari, decurioni e sindaci, citata fin dal 1575). Stemma: Destra di bianco, pianta verde in campo con forti radici attorniate da due lettere “J” d’oro. Sinistra d’azzurro, tagliato da sbarra d’oro, in alto a dx tre soli d’oro, in basso a sx giglio d’oro Motto: “OTIUM CUM DIGNITATE”.

http://www.genmarenostrum.com/pagine-lettere/letteraj/jonghilavarini.htm

lunedì 23 luglio 2012

L'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.


L’insigne e reale Ordine Militare e Religioso dei Santi Maurizio e Lazzaro, nasce nel 1572, per volere del Duca Emanuele Filiberto di Savoia, con Bolla Papale di Sua Santità Gregorio XII, dalla fusione del più antico Ordine Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme (fondato nel 1090, durante le crociate, per la cura dei lebbrosi) con l’Ordine di San Maurizio (fondato nel 1434 e dedicato al Comandante della Legione Tebea, convertitosi al cristianesimo). Il prestigioso Ordine cavalleresco è tradizionalmente aperto ai rappresentanti delle nobiltà italiana ed europea, rimasti fedeli alla Casa Reale ma anche a tutti coloro, maggiorenni e cristiani, che, con il loro comportamento, autenticamente cristiano ed aristocratico, si siano particolarmente distinti in opere, benefiche, sociali ed umanitarie.


L’Ordine, infatti, sostiene diverse strutture ospedaliere in Italia ed in Europa ed anche alcuni lebbrosari in Africa, organizza iniziative sociali e di volontariato, culturali e benefiche, oltre a gestire la manutenzione della antica Abbazia medievale di Altacomba, in Savoia, dove riposano i membri della millenaria omonima dinastia. L’Ordine, che conferisce Nobiltà personale agli insigniti, è diviso in cinque classi (Cavaliere, Ufficiale, Commendatore, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce), è aperto anche alle Dame e conferisce la Medaglia Mauriziana ai meritevoli non appartenenti. Attualmente gli appartenenti all’Ordine sono circa 5000 in tutto il mondo, presenti in 33 stati, ovviamente, soprattutto, in Italia. L’attuale Generale Gran Maestro è Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, figlio di Sua Maestà Umberto II, ultimo Re d’Italia, mentre il Cardinale Patrono è Sua Eminenza Reverendissima Giovanni Cheli. Per la sua storia centenaria e gloriosa, e per la sua peculiare struttura ed organizzazione, l’Ordine Mauriziano, rappresenta, unico nel suo genere, la duplice Fedeltà ideale (religiosa e militare) alla Santa Romana Chiesa Cattolica (ed al Pontefice Regnante) e, contemporaneamente, alla Corona (ovvero al legittimo Capo della Dinastia Savoia). Per questo, possiamo legittimamente affermare che quello dei Santi Maurizio e Lazzaro è certamente l’Ordine più fedele alla Tradizione europea e cristiana, ed ai concetti spirituali di cavalleria, aristocrazia e monarchia.

F.to Roberto Jonghi Lavarini – robertojonghi@gmail.com